É stato presentato il 17 dicembre 2013 il nuovo disegno di legge di iniziativa del CNEL(Consiglio Nazionale Economia e Lavoro) recante “Disposizioni in materia di statistiche e politiche di genere”, finalizzato a realizzare il gender mainstreaming e il rafforzamento dell’Unione Europea attraverso le statistiche di genere.
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Partecipazione sociale e politica, presenza di donne e uomini nei luoghi decisionali, fecondità e natalità, condizioni di vita delle immigrate e degli immigrati per provenienza, violenze, conciliazione tra tempi di vita e lavoro, tra lavoro e famiglia, reti di aiuto, opinioni su stereotipi di genere e per orientamento sessuale: sono questi alcuni degli indicatori sulla base dei quali, in aggiunta a quelli già previsti dai regolamenti europei, dovranno svolgersi indagini sociali ed economiche in un approccio di genere, secondo il nuovo disegno di legge del Cnel recante “Disposizioni in materia di statistiche e politiche di genere”. Si tratta di “aree” di indagine non coperte e a forte domanda di informazione statistica, che collocherebbero l’Italia all’avanguardia nella sperimentazione.Inoltre, secondo il Regolamento UE n. 99/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 15 gennaio 2013, relativo al programma statistico europeo 2013-2017, “statistiche di elevata qualità dovrebbero essere disponibili tempestivamente e dovrebbero contribuire all’attuazione delle politiche dell’Unione, come previsto nel trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) e nella strategia Europa 2020”: le statistiche di genere favorirebbero, pertanto, la definizione di politiche che, accrescendo la coesione, porterebbero al rafforzamento l’Unione europea. Le rilevazioni basate su indicatori cosiddetti “gender sensitive”, nonché la produzione di dati disaggregati per uomini e donne in tutti gli ambiti economici, culturali e sociali, offrirebbero un contributo fondamentale per la produzione e la definizione delle politiche ai diversi livelli gestionali e di governo: attraverso una metodologia definita “valutazione di impatto di genere” sarebbe finalmente possibile ottenere un quadro chiaro dei fenomeni di discriminazione e delle situazioni di svantaggio, condizione preliminare alla definizione di politiche di pari opportunità, e consentirebbe di valutare l’impatto delle normative che regolano la messa in atto di quelle politiche.
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