L’Ufficio Valutazione Impatto, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne (2018), ha messo a punto una guida pratica – la prima di una nuova collana di pubblicazioni – per orientarsi tra gli aiuti disponibili a livello nazionale e nei piani di intervento regionale. Dalle case rifugio per le donne in fuga da partner violenti al codice rosa che accoglie le vittime al pronto soccorso, dalle campagne di sensibilizzazione nelle scuole ai centri per il recupero di uomini maltrattanti, ecco una ricognizione delle risorse più significative.
Letteratura teorica e principali correnti del pensiero economico hanno ampiamente sostenuto che un lavoro più flessibile risponde meglio alle esigenze di contenimento dei costi e di recupero di efficienza delle imprese. La flessibilizzazione del lavoro comporta però non solo la nascita di un dualismo di mercato tra lavoratori garantiti e non, ma ha anche possibili effetti depressivi sull’economia: l’incertezza del reddito percepito impatta sul livello della domanda aggregata, sia direttamente (per una minore propensione al consumo), sia attraverso una minore capacità di indebitamento. A 20 anni dell’avvio della lunga stagione di riforme che, in Europa e nel mondo,ha profondamente modificato la disciplina dei rapporti di lavoro, quali sono irisultati? L’occupazione è aumentata o diminuita? E la produttività? Qui una breve rassegna delle principali conclusioni cui sono giunti studiosi e grandi istituzioni internazionali come FMI, World Bank e OCSE.
Management plurale. Diversità individuali e strategie organizzative di Maria Cristina Bombelli, 2010
Per anni il diversity management, la funzione aziendale che si occupa della conoscenza e della valorizzazione delle differenze delle persone all’interno delle organizzazioni, è stato un argomento da “addetti ai lavori”, ma oggi la situazione è cambiata. Nell’attuale mondo del lavoro, infatti, la diversità di genere, di cultura, di origine – è ormai riconosciuta come un valore, e va quindi gestita come un obiettivo concreto per il successo delle aziende. Tuttavia, molte imprese si dicono attente a questi temi solo a parole, con il rischio che il tutto si risolva solo in una moda o in facile retorica svincolata dalla realtà. In questo libro l’autrice, pioniera italiana del settore che ha seguito progetti di diversity management delle più significative aziende italiane e multinazionali, fa il punto sulla situazione attuale e sui dubbi che rimangono aperti, offrendo al lettore una serie di consigli per mettere in pratica la nuova cultura della pluralità e mettendo in guardia dai pericoli e dagli errori.
“La riflessione sulle diversità – di genere, di abilità, di provenienza, di orientamento sessuale o religioso – è, in Italia, un fenomeno piuttosto recente. Qualsiasi organizzazione, oggi, deve necessariamente confrontarsi con il tema del diversity management e con le sfide che una prospettiva inclusiva comporta. Il ruolo di Diversity manager, soprattutto in aziende di grandi dimensioni, sta assumendo importanza cruciale, sia in termini strategici, sia rispetto alla costruzione di prassi manageriali che andrebbero consolidate ed estese anche a realtà più piccole che, di fatto, costituiscono il tessuto economico e imprenditoriale italiano.”
Il Diversity Management è un principio gestionale che nasce agli inizi degli anni novanta. Esso tiene conto della diversità tra le persone presenti un’organizzazione: i cambiamenti demografici nella forza lavoro, la diversificazione dei clienti e dei mercati, le nuove modalità di lavoro all’interno delle aziende rendono sempre più strategica per le imprese una corretta valorizzazione delle diversità culturali espresse dalle proprie persone – specie in questo periodo di crisi.
Il rapporto propone un approfondimento sui principali mutamenti normativi in materia di welfare aziendale, dimostrando come la detassazione e la decontribuzione della quota di salario fruito per beni e servizi apporta un vantaggio modesto per il lavoratore e maggiormente consistente per il datore di lavoro. L’indagine ha coinvolto 17 imprese del comparto produttivo modenese di diversi settori, ponendo in evidenza significative disuguaglianze sociali in materia di welfare aziendale, fra tipologie di lavoratori, qualifiche, dimensione aziendale e fra beni/servizi offerti. Si sottolinea dunque la necessità di allargare la definizione di welfare aziendale all’insieme dei diritti universali che dovrebbero essere garantiti dal sistema di politiche pubbliche.
Il Report propone un approfondimento sui percorsi di welfare aziendale nel nostro Paese, in seguito ai mutamenti che negli ultimi decenni hanno coinvolto il mondo del lavoro e dell’imprenditoria. Lo scenario entro il quale viene condotta la ricerca è dato dall’insufficienza del welfare pubblico di fronteggiare i nuovi rischi sociali e dall’introduzione di nuove politiche di welfare provenienti dal mondo delle imprese, ponendo attenzione sulla persona in termini di investimento sociale.
L’Indagine sulla sicurezza dei cittadini 2016 ha permesso di stimare il numero delle donne che, nel corso della loro vita e nei tre anni precedenti all’indagine, sono state vittime di un’altra forma specifica della violenza di genere: le molestie e i ricatti sessuali in ambito lavorativo. Vengono comprese le molestie sessuali con contatto fisico – colleghi, superiori o altre persone che sul posto di lavoro hanno tentato di toccarle, accarezzarle, baciarle contro la loro volontà – fino al tentativo di utilizzare il corpo della donna come merce di scambio, con la richiesta di prestazioni o rapporti sessuali o di una disponibilità sessuale in cambio della concessione di un posto di lavoro o di un avanzamento.
La ricerca si propone di effettuare un’indagine specifica sui flussi della somministrazione di lavoro (ex lavoro interinale), in un’ottica di genere attraverso un’analisi dell’andamento occupazionale femminile e un monitoraggio delle prestazioni di welfare erogate alle lavoratrici e ai lavoratori in somministrazione dal sistema bilaterale. In genere si presume che il tempo parziale possa rappresentare un modo per conciliare professione e attività di cura; occorre, però, domandarsi se il part time costituisca una vera scelta o una scelta obbligata, ovvero se nasconda fenomeni di sotto occupazione.
Commissionato dal Dipartimento di politica per i diritti dei cittadini e degli affari costituzionali del Parlamento europeo per volere del Comitato FEMM tra luglio 2017 e luglio 2018, lo studio propone un aggiornamento sull’integrazione della dimensione di genere nelle commissioni e nelle delegazioni del Parlamento europeo, in seguito alla prima pubblicazione nell’anno 2014.
La ricerca dimostra come la proporzione di donne tra il Parlamento Europeo è rimasta stabile tra il 1952 ed il 2018, anche se risultano esserci più donne nei ruoli di decisione apicali.