La tredicesima mensilità è stata introdotta nel 1936 per i soli impiegati del settore industriale, ma si è dovuto attendere il Decreto del Presidente della Repubblica del 28 luglio 1960 n. 1070 perché il beneficio venisse esteso a tutti i lavoratori. Nel settore privato i dipendenti che risultano occupati nel mese di dicembre 2019 sono circa 13,1 milioni. La retribuzione media giornaliera di 79 euro varia molto in funzione della tipologia di orario in quanto i dipendenti full time percepiscono in media 94 euro mentre i part time, in particolare le donne, percepiscono meno della metà (49 €).
È ormai da molti anni che il dibattito internazionale osserva e riflette su un insieme di cambiamenti che investono in misura sempre più intensa le principali sfere della nostra società. Pensiamo alle sfide socio-demografiche, in particolare all’invecchiamento della popolazione e a quella “rivoluzione” di genere che sta investendo i rapporti familiari, i sistemi educativi e il mercato del lavoro. Oppure alle trasformazioni occupazionali, in particolare alla crescente precarizzazione dei contratti d’impiego, soprattutto per i giovani; trasformazioni a loro volta connesse a dinamiche più ampie: globalizzazione, interdipendenza, integrazione europea, crescita impetuosa dei settori “ad alta intensità di conoscenza”. Senza dimenticare la dirompente metamorfosi dei processi di produzione e comunicazione innescati dalla quarta rivoluzione tecnologica e dall’ascesa della cosiddetta infosfera. Interagendo fra loro, questi cambiamenti stanno provocando un “salto di fase”: il passaggio dal modello socio-economico novecentesco ad un modello nuovo, dai contorni ancora sfumati e in divenire. Le società europee si trovano nel bel mezzo di una Grande Trasformazione, di cui riconosciamo le principali sfide, ma a cui non sappiamo ancora come rispondere in modo coerente e sistematico.
Le violenze di genere sono sempre accompagnate da ragioni ideologiche e culturali: è questo l’assunto di “What will it take? Promoting cultural change to end sexual harassment”, diffuso il 17 settembre. Il documento, focalizzandosi sulle pratiche da adottare per porre fine alla mentalità che si annida dietro ai comportamenti violenti contro le donne, offre una guida rivolta a politici, datori di lavoro e università su come affrontare questa piaga sociale, assicurandosi che le esigenze delle vittime siano al centro degli sforzi. Realizzato da Purna Sen, coordinatrice esecutiva dell’Ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile (UN Women), la pubblicazione contiene anche una riflessione sulle radici culturali delle molestie sessuali di Catharine MacKinnon, femminista e docente di diritto presso l’Università del Michigan.
In Austria, reconciliation of work and family is still perceived to be mainly a “women’s issue”. Our EU project entitled “Men and Reconciliation of Work and Family: Supporting the Path to Gender Equal Distribution of Parental Leave and Working Time” has helped to put workfamily reconciliation much more on the radar as a “men’s issue”. The project involved various research institutions and social partner representatives, as well as corporate project partners and project partners from organisations that disseminate information to the public. I would like to take this opportunity to thank everybody involved for their invaluable work and input. In this report, you will be able to read about the results of the EU project in detail.
Easy Welfare, il primo provider per i servizi di Welfare Aziendae in Italia, ha pubblicato nell’anno in corso l’Osservatorio Welfare 2019, in cui si presenta un’indagine statistica sulla siuazione del Welfare in Italia nel corso del 2018, tenendo in considerazione: fonti di finanziamento, distribuzione, uso del benefit e conversione del premio di risultato. In particolare vengono forniti spunti di riflessione sui cosiddetti flexible benefits, in riferimento al contesto normativo ed alle traiettore evolutive sindacali. L’Osservatorio evidenzia come grazie all’ampio bacino di piani welfare resi disponibili per più di 281.000 utenti nel corso del 2018 attraverso la piattaforma online, è possibile offrire un’elevata rappresentatività del welfare aziendale.
l volume,offre un approfondimento di informazioni già diffuse dell’Istat, indaga i tempi di vita delle persone a partire da circa 70 indicatori proposti dell’Unece per illustrare in modo standardizzato e comparabile alcune dimensioni della vita sociale ed economica dei diversi Paesi. Nella prima parte, dedicata ai tempi di lavoro, per la prima volta viene stimato il valore economico del lavoro non retribuito prodotto in Italia e si analizzano le differenze di genere nei carichi di lavoro totale per i diversi modelli di organizzazione familiare presenti nel Paese. La seconda parte analizza il legame tra benessere e tempi di vita: la conciliazione tra le diverse dimensioni della vita e la sovrapposizione tra tempi diversi (multitasking); il tempo dedicato alla socialità e alle attività del tempo libero; i tempi legati ai diversi stili di vita e il loro impatto sulla salute (sonno, modalità di spostamento, attività sedentarie). Particolare rilievo viene dato alla comparazione internazionale, resa possibile dalla recente (aprile 2018) pubblicazione da parte di Eurostat delle tavole relative alla seconda edizione delle indagini armonizzate europee.
Congedi allungati, contributi per il nido, smart working. Le imprese iniziano a incentivare i padri lavoratori a occuparsi dei figli. Una piccola grande rivoluzione che può facilitare la vita (e la carriera) delle madri, abbattere i tabù sulla conciliazione casa-ufficio. Ed essere anche un buon investimento. Dici conciliazione lavoro-famiglia e subito pensi alle donne. Perché l’equilibrio tra gli impegni professionali e la cura di casa e figli è da sempre considerato una competenza, e un’incombenza, femminile. Ma spesso ha pesanti ricadute sulle scelte di vita: da un lato, secondo l’Ispettorato nazionale del lavoro, l’anno scorso 35.963 mamme hanno dato le dimissioni per dedicarsi alla famiglia; dall’altro, ci sono tante lavoratrici, non rilevate dalle statistiche, che devono rinunciare alla maternità perché dello stipendio non possono fare a meno.
“‘Il welfare aziendale è una iattura’, mi ha detto un candidato durante un colloquio, riportando la frase di un amico impiegato presso una grande azienda. Ma come? Durante la selezione per una società che offre servizi e consulenza in ambito welfare aziendale e mentre in giro non si parla d’altro, un lavoratore dice che si tratta di “una iattura”? In realtà, l’affermazione non mi ha sorpreso: da mesi rifletto sul boom del fenomeno welfare aziendale. Con i miei 16 anni di esperienza nel settore ho sentito la necessità di una riflessione seria sull’argomento. E mi piace pensare che questa riflessione possa essere utile ad altri.”
“Le diversità sul posto di lavoro fanno riferimento alla varietà di differenze tra le persone all’interno di un’organizzazione, tra le quali genere, età, etnia, disabilità, orientamento sessuale, caratteristiche di personalità, stili cognitivi, istruzione, background ecc. In questo quadro, il diversity management si delinea come un’insieme di pratiche aziendali, finalizzate alla valorizzazione e al rispetto di tutte le diversità presenti nel contesto organizzativo, in grado di creare un clima aperto e inclusivo, nonché e una cultura in cui i lavoratori sono promossi per i loro meriti e le opportunità di crescita e di successo sono a disposizione di tutti.”
L’ultimo Rapporto annuale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro sulle convalide delle dimissioni e risoluzioni consensuali delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri, realizzato con il contributo dell’Ufficio della Consigliera Nazionale di Parità, offre un approfondimento sulla portata del fenomeno e sulle sue principali caratteristiche.