Primo giorno di scuola in prima elementare, accompagnati da mamma e papà. Un’esperienza che è vissuta da migliaia di bambini e famiglie e che per i dipendenti di Openjobmetis – agenzia per il lavoro con sede centrale a Gallarate – è resa più agevole proprio dall’azienda.
Il Gruppo adotta due nuove misure a favore dei propri dipendenti e si conferma come una delle esperienze più avanzate del panorama italiano.
Cambiare sesso a spese dell’azienda. Negli Stati Uniti Accenture – una delle multinazionali di consulenza aziendale più grandi al mondo – ha inserito un nuovo benefit per i dipendenti transgender: cure ormonali, percorso psicologico e operazioni chirurgiche.
La diffusione dei servizi di cura per la prima infanzia resta ancora disomogenea in Europa, e l’Italia non fa eccezione. Le conseguenze sulle diseguaglianze sociali e di genere. I benefici associati alla diffusione dei servizi per la prima infanzia, sia in termini di occupazione delle donne che di sviluppo cognitivo e non-cognitivo dei bambini, sono stati ampiamente dimostrati dalla letteratura scientifica.
Vi sentite libere di diventare madri? Madri libere? O libere di scegliere di non essere pienamente donne, e non madri? E voi, padri, siete liberi di crescere i vostri figli? Una scelta difficile, perché ancora non è pienamente compiuto il cambiamento di percezione: da ostacolo (al lavoro prima ancora che alla carriera) a risorsa, per la vita personale, familiare, per la crescita sociale, per il benessere del Paese. Non possiamo non chiederci perché l’Italia sia il Paese Ue con il tasso di natalità più basso in assoluto (8 per mille rispetto a una media di 10 per mille, ha comunicato pochi giorni fa Eurostat, che ha rilevato 485.800 bimbi nati in Italia nel 2015). Quali gli ostacoli? E cosa si sta muovendo per rimuoverli? Ricomincia da queste domande il seminario organizzato dal gruppo parlamentare del Pd alla Camera dei deputati. E a un anno dalla prima edizione (di cui aveva scritto qui Titti Di Salvo), il confronto si sposta ora sul welfare aziendale, come una delle strade percorribili.
Parcheggi coperti e docce per chi arriva a lavoro in bici, estensione della convenzione per l’acquisto degli abbonamenti per il trasporto urbano ai familiari dei dipendenti, conciergerie con cibi a chilometro zero e un ambulatorio medico con addirittura 12 specialisti che lavora sulla prevenzione. Il welfare aziendale di Pirelli diventa ancora più “green”. Nello stabilimento di Milano Bicocca della multinazionale degli pneumatici, dove si contano 1.800 addetti, debuttano in questi giorni una serie di misure che guardano con convinzione in direzione dello sviluppo sostenibile.
I dirigenti e i dipendenti vanno sempre più a caccia welfare aziendale. Ma attenzione, ce ne sono vari titpi: «Ci sono misure che si concentrano sui bisogni essenziali dei lavoratori, misure che sono sensibili ai bisogni collaterali dei lavoratori, misure relative a contesti sensibili alla integrazione fra la dimensione professionale e quella familiare, istituti in contesti connotati dalla rilevante presenza di personale immigrato, finalizzati a promuovere l’integrazione ». A spiegare le varie modalità in cui il welfare aziendale si può declinare è Tiziano Treu, ex ministro del lavoro nei governi Dini e Prodi I negli anni Novanta, nel volume “Welfare aziendale 2.0”, da poco in libreria.
Firmato il decreto attuativo dal ministero del lavoro. Il bonus cresce da 2000 a 2.500 euro l’anno con la costituzione di «gruppi di partecipazione» anche senza il sindacato.
Firmato a Roma dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali Poletti e dal Ministro dell’economia e delle finanze Padoan il decreto attuativo dei commi dal 182 al 191 della legge di stabilità 2016. Si tratta del decreto – atteso per fine febbraio 2016 – chiamato a regolamentare la nuova disciplina del premio di risultato nel periodo di imposta 2016 e successivi, e l’utilizzo dei voucher per il welfare aziendale. Il decreto sarà trasmesso a breve alla Corte dei Conti per la relativa registrazione.
Voucher da spendere per pagare asili-nido, centri estivi e invernali, borse di studio, baby sitter, badanti, assistenza ai familiari anziani o non autosufficienti. Potranno riceverli dalle aziende, senza alcuna tassazione, i dipendenti del settore privato, con un reddito da lavoro entro 50mila euro nell’anno precedente, per un valore fino a 2mila euro all’anno (il tetto si alza a 2.500 euro per le aziende che coinvolgono i lavoratori nella governance).