Nel solco delle novità introdotte con la legge di stabilità 2016 (legge 28 dicembre 2015, n. 208, art. 1, commi 182- 191) per il rafforzamento della contrattazione di secondo livello nel settore privato, la legge di bilancio per il 2017 (legge 11 dicembre 2016, n. 232) ha confermato l’applicazione dell’aliquota forfetaria agevolata del 10% sulle quote di salario di produttività previste dai contratti collettivi aziendali, la cui erogazione sia legata ad “incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza ed innovazione” oggettivamente misurabili e verificabili.
Una rete di 16 piccoli comuni dell’Area Ovest di Cagliari per migliorare l’assistenza sociale di cittadini e lavoratori. È questo l’obiettivo del progetto “I love Plus” che i comuni di Assemini, Capoterra, Decimomannu, Decimoputzu, Domus De Maria, Elmas, Pula, San Sperate, Sarroch, Siliqua, Teulada, Uta, Vallermosa, Villa San Pietro, Villasor, Villaspeciosa stanno portando avanti da qualche mese. Perché l’unione e la condivisione fanno la forza, soprattutto in un momento in cui le risorse sono scarse, la coperta è corta e le esigenze dei cittadini sono tante.Prossimo traguardo: collaborare con le imprese per il welfare aziendale.
Una volta al mese, papà Marco e mamma Daniela possono concedersi una cena a lume di candela. Senza sensi di colpa. Perché sanno che la piccola Elisa, la loro bambina di dieci mesi, sta giocando al pigiama party all’asilo nido, al sicuro con le educatrici Sara e Simona, e insieme ai suoi piccoli amici Matteo, Gabriele, Dalila, Alessandro, Giosuè, Asia, Oliver e Francesca. Il sogno di tutti i genitori, avere una sera libera senza spendere una fortuna in baby sitter, ora è realtà.
Sono circa 250mila gli smart worker italiani, pari al 7% (erano al 5% nel 2013) del totale del personale delle imprese con più di 10 addetti, e nell’arco di un biennio sono aumentati del 40 per cento. La nuova via per incrementare la produttività, alleggerire i costi e migliorare la soddisfazione dei dipendenti, piace. Forse perché utilizzabile in modalità leggera o remota, forse perché nel pieno di molte sperimentazioni soprattutto tra le aziende medio-grandi. I progetti in essere nel 2016, su un campione di aziende con oltre 250 addetti, in un anno sono passati dal 17% al 30% e se il nuovo modello di lavoro decollerà potrebbe coinvolgere un bacino di almeno 5 milioni di addetti, circa il 23% del totale in Italia.
L’Assemblea di Strasburgo ha approvato nei giorni scorsi una risoluzione in cui si raccomanda agli Stati membri di promuovere, sia nel settore pubblico che in quello privato, modelli di welfare aziendale che rispettino il diritto all’equilibrio tra vita professionale e vita privata.
Un’azienda interessata a erogare ai propri dipendenti un pacchetto di beni e servizi diversi dalla tradizionale remunerazione in denaro dispone di molte opzioni per attivare un piano di welfare aziendale, e alcune sono rimesse interamente alla sua volontà. La strada più semplice, dal punto di vista procedurale, è quella di attuare unilateralmente il piano di welfare aziendale.
La domanda, ultimamente, è sempre la stessa: il welfare aziendale è un privilegio riservato alle grandi multinazionali? Oggi vi raccontiamo una storia diversa, “scoperta” in Veneto e profondamente legata al suo territorio. Colorificio San Marco S.p.A. è la capogruppo del Gruppo San Marco, gruppo leader nel settore delle pitture e vernici per l’edilizia professionale in Italia, con otto stabilimenti produttivi in Europa, sette marchi e circa 230 dipendenti. Una storia, quella della famiglia Tamburini, che inizia negli anni ’60 e continua grazie alla dedizione di tre generazioni di imprenditori. Oggi il Gruppo esporta in più di 55 Paesi in tutto il mondo, promuovendo la cultura dell’edilizia del restauro e del Made in Italy.
Grazie alla novità introdotte con la legge di stabilità 2016 è destinato a crescere il peso del welfare aziendale nel tessuto imprenditoriale italiano. A dirlo è una ricerca realizzata dall’Università Cattolica sulla base di 335 interviste a manager delle Risorse Umane e condotta daLuca Pesenti, docente di Organizzazioni Sociali e Welfare Plurale. L’indagine, intitolata “Il futuro del welfare aziendale dopo la legge di stabilità 2016”, è stata promossa da Welfare Company – società di QUI! Group specializzata in soluzioni di welfare – in collaborazione con Aidp, l’Associazione italiana per la direzione del personale.
Il lavoro agile arriverá in aula a settembre. Dopo mesi in cui il ddl presentato dal governo ha affrontato il vaglio della Commissione Lavoro del Senato, c’è una prima risposta alla domanda su che fine avesse fatto. Una domanda che sembra aver preoccupato più gli osservatori e i giuristi che il mondo delle imprese. Non passa mese infatti senza la stipula di nuovi accordi collettivi nazionali o aziendali che si occupano esplicitamente di regolare la pratica dello smart working.
Non solo i settori in cui è più diffuso, come quello bancario, assicurativo o il mondo delle telecomunicazioni o dell’informatica, ma anche nel recente accordo tra i metalmeccanici di CISL e UIL e le piccole e medie imprese rappresentate da CONFIMI il lavoro agile è presente con una pagina sulle linee guida per la sua attuazione. Negli ultimi mesi infatti la nuova stagione di rinnovo dei contratti nazionali ha visto sia nel caso di Federculture che dell’industria alimentare la presenza dello smart working, che quindi entra a pieno titolo nelle relazioni industriali a livello nazionale.
Sull’ultimo numero della rivista Sviluppo e Organizzazione un contributo articolato a più voci, affronta alcuni nodi collegati alwelfare. Il tema è particolarmente attuale per le interessanti novità introdotte dal governo con l’obiettivo di sistematizzare, semplificare ed estendere il ricorso al welfare aziendale.