TIM, nota compagnia telefonica italiana, nel corso degli anni ha realizzato importanti investimenti volti a sostenere il benessere dei suoi collaboratori. Ad oggi, altre ad una serie di interessanti interventi rivolti alla conciliazione vita-lavoro e riguardanti il Diversity e il Disability Management, la società ha strutturato un piano di welfare molto complesso. Il progetto – destinato a tutti gli oltre 48.500 collaboratori della società – è stato infatti finanziato e regolamentato attraverso tre diverse fonti contrattuali: il CCNl, la possibile conversione del premio di risultato e una liberalità (cioè un premio annuale stabilito dal contratto di secondo livello della società che prevede una cifra spendibile in welfare).
Come spesso vi abbiamo raccontato, il mondo della cooperazione e, più in generale, quello dell’imprenditoria sociale sembra aprirsi sempre di più al welfare aziendale. Sono infatti molte le cooperative che, allo scopo di investire in politiche innovative per i propri collaboratori, decidono di avviare progetti complessi, talvolta aperti anche al territorio. Come alcuni hanno sottolineato – ad esempio Franca Maino, Valentino Santoni e Elena Barazzetta nel volume “Pubblico, territoriale, aziendale. Il welfare del gruppo cooperativo CGM” oppure Pavolini in “Welfare aziendale e conciliazione. Proposte e esperienze dal mondo cooperativo” – vi sarebbero alcune qualità di questi soggetti che facilitano la sperimentazione di misure di welfare rivolte a soci e lavoratori.
Come recentemente emerso da un’indagine realizzata dall’Istat sui temi della conciliazione vita-lavoro (di cui vi abbiamo parlato qui), quasi 13 milioni di nostri connazionali tra i 18 e i 64 anni devono gestire responsabilità di cura legate ai bisogni di familiari non autosufficienti e alla dimensione della genitorialità. I cambiamenti del contesto socio-demografico del nostro Paese stanno producendo un impatto rilevante sui bisogni sociali degli italiani e su tutte le questioni ad essi connesse. Ciò è evidente in modo particolare se si osserva da vicino la condizione dei lavoratori italiani, i quali – oltre alle esigenze legate al lavoro – si trovano spesso schiacciati tra i carichi di cura connessi ai propri figli e quelli riguardanti i familiari anziani.
Seppur con alcune significative difformità legate in modo particolare alle dimensioni, al contesto territoriale e al settore produttivo delle imprese, il welfare aziendale si sta progressivamente diffondendo all’interno del tessuto produttivo del Paese. Tale fenomeno, oltre a ridefinire il perimetro delle relazioni industriali, sta producendo interessanti effetti dal punto di vista economico e delle modalità di fruizione delle prestazioni di welfare da parte dei lavoratori. Proprio per tale ragione, all’interno del volume “Nuove alleanze per un welfare che cambia.
Come lo scorso anno, la Legge di Bilancio 2020 non ha introdotto nessuna novità sostanziale in materia di welfare aziendale. Dopo le importanti riforme previste dalle Manovre 2016, 2017 e 2018, l’interesse del Legistatore per questa materia sembra essersi dunque affievolito. La Manovra 2020, infatti, oltre alcuni interventi che riguardano il trattamento fiscale dei buoni pasto e auto aziendali, non ha toccato l’impianto su cui si basa l’attuale normativa. Come dobbiamo interpretare questa scelta? Nonostante l’attuale Governo non abbia previsto nessun intervento diretto in materia di welfare occupazionale, vi sono state alcune piccole revisioni riguardanti l’articolo 51 del Tuir, la normativa che – in linea di massima – definisce la composizione del reddito da lavoro dipendente e il suo trattamento fiscale. In particolare, a subire alcune variazioni sarà l’uso dei cosiddetti buoni pasto aziendali e delle auto ad uso promiscuo.
Da ormai un decennio, Regione Lombardia promuove un modello di governance pubblico privato che regola diverse iniziative di conciliazione vita lavoro sui propri territori e che negli anni è diventato un modello anche per altre Regioni italiane. Attraverso fondi regionali ripartiti tra le Ats (Agenzia di tuela della Salute), diverse Alleanze – costituite da soggetti pubblici, privati, non profit, associazioni datoriali e sindacati – sviluppano sul territorio progetti che hanno l’obiettivo di favorire la gestione dei tempi e gli oneri di cura delle persone. Negli anni sono stati raggiunti numerosissimi beneficiari, nelle aziende private e sui territori, attraverso iniziative di welfare aziendale, flessibilità oraria, erogazione di servizi dopo scuola, campus estivi, iniziative a sostegno dell’autoimprenditorialità e molto altro.
Parte all’Università Statale di Milano, in via sperimentale per il 2019, un’azione di supporto economico a favore del personale tecnico amministrativo e bibliotecario – a tempo determinato e indeterminato – e dei collaboratori ed esperti linguistici con familiari non autosufficienti. Si tratta di un rimborso delle spese sostenute per i servizi di assistenza, residenziali e domiciliari – come RSA e “badanti” – destinati al coniuge o parte dell’unione civile, a genitori, figli, suoceri e fratelli in possesso di una certificazione di non autosufficienza prevista dall’art. 3, comma 3 della Legge 104/1992. L’entità del rimborso è definita in base al calcolo dell’ISEE del richiedente: si va da un massimo di 12.000 euro fino ad un minimo di 150 euro. Il contributo è previsto da un accordo, firmato il 31 ottobre 2019, dal Rettore, Elio Franzini, dal Direttore generale, Roberto Conte, e dalle rappresentanze sindacali, e si prevede di renderlo pienamente stabile nel corso del 2020.
Già dal 2016 il Gruppo Hera, multiutility che si occupa della gestione di gas, luce, acqua e servizi ambientali in Emilia-Romagna, Marche, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, ha attivato un articolato piano di welfare aziendale. Il progetto, denominato HEXTRA, è destinato a tutti gli 8.770 dipendenti della società e nel tempo si è arricchito di interessanti azioni. Alla base del welfare del Gruppo si trova la piattaforma digitale attraverso la quale i lavoratori possono spendere il loro “conto welfare” annuale. Questo strumento, fornito dal provider Easy Welfare, consente di acquistare e richiedere rimborsi per i beni e i servizi definiti dalla normativa di riferimento: fondi per la previdenza complementare e la sanità integrativa, prestazioni per la cura dei figli, rimborsi per le spese scolastiche, servizi per familiari anziani o non autosufficienti.
Formazione, internazionalizzazione e sostegno alla genitorialità con il rimborso delle spese per il baby sitting. Sono tutti declinati al mondo delle professioni i bandi di Toscana, Umbria e Friuli Venezia Giulia che aprono opportunità per la costruzione, sviluppo e gestione del proprio profilo professionale. Con un occhio di riguardo alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro di madri e padri. È il caso del Friuli Venezia Giulia, che sul fronte del sostegno alla maternità delle professioniste sta facendo scuola.
L’operazione dà vita a una partnership tra il gruppo odontoiatrico leader in Italia, Coop Alleanza 3.0 e i soci fondatori, per sviluppare la rete di studi odontoiatrici e offrire prestazioni di qualità a condizioni agevolate ai soci Coop. I.denticoop, la cooperativa di dentisti nata nel 2013 per offrire prestazioni sanitarie di qualità a condizioni agevolate e trasparenti ai soci Coop, entra nel gruppo DentalPro. Con l’operazione, il leader italiano nel settore ha acquisito la maggioranza della nuova Srl, in cui entrano anche Coop Alleanza 3.0 – finora socio sovventore – e HD16, che riunisce i soci fondatori. Gli 11 studi dentistici di i.denticoop manterranno la propria insegna e andranno a rafforzare la rete di 154 centri dentistici DentalPro, che stringe così una partnership con Coop Alleanza 3.0, la più grande cooperativa di consumatori italiani.