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Occupazione femminile e condizioni di lavoro

Donne e lavoro, ecco come migliorare la situazione italiana (di Redazione, 29 agosto 2018)

By Occupazione femminile e condizioni di lavoro

In Italia gli occupati sono 23 milioni. Poco più di un terzo è composto da donne (9,7 milioni). Il tasso di occupazione femminile italiano è aumentato negli ultimi anni, toccando il 48,8 per cento. Ma la crescita è lenta, e l’Italia resta tra i Paesi peggiori d’Europa sul fronte della partecipazione delle donne al mercato del lavoro. La media europea è del 60 per cento. E basta fare un confronto con i Paesi vicini per rendersi conto della distanza: in Olanda le donne che lavorano sono i due terzi del totale degli occupati, in Germania la metà. Fa peggio di noi solo la Grecia con uno scarso 45 per cento di occupazione femminile. Il risultato è che, secondo l’ultimo rapporto dello European Trade Union Institute (Etui), il divario occupazionale di genere in Italia tocca quota 18 per cento.

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All’industria servono donne» Philip Morris, parte un corso ad hoc (di Francesca Candioli, Il Corriere di Bologna, 31 maggio 2017)

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Nasce dentro Philip Morris Manufacturing & Technology di Bologna il primo corso interno per avvicinare le donne al mondo dell’eccellenza manifatturiera. Si chiamerà Women in Development e inizierà il prossimo 12 giugno: quattro giornate di workshop e formazione di otto ore ciascuna.

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Divario di genere: nel mercato del lavoro resta profondo (di Daniela Piazzalunga in LaVoce.Info, 20 dicembre 2016)

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L’Italia continua a non brillare nelle classifiche sulla parità di genere. Il tasso di attività femminile è basso rispetto alla media europea. E gli stipendi annuali delle lavoratrici sono nettamente inferiori a quelli degli uomini. L’importanza delle politiche di conciliazione lavoro-famiglia.

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Foreign sister, il corso di alfabetizzazione digitale per richiedenti asilo e rifugiate (ottobre 2016)

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Foreign sister è il corso gratuito di alfabetizzazione digitale per richiedenti asilo e rifugiate promosso dalla start-up di innovazione sociale e femminile Work Wide Women che partirà  il 16 dicembre 2016, promosso da  Work Wide Women e finanziato dall’Ambasciata US in Italia, prevede la collaborazione di diversi partner tecnici: Google Italia fornirà trainers, TIM #WCAP Bologna 

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Mai così vicini. Uomini e donne a un anno dal Jobs Act (di Tiziana Cana e lValentina Gualtieri in inGenere Newsletter n. 176 del 28 settembre2016)

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Gli ultimi dati diffusi dall’Istat sull’offerta di lavoro evidenziano il proseguimento della fase di crescita, seppur moderata, del lavoro dipendente. In particolare i dati provenienti dall’indagine Istat sulle forze lavoro, hanno rilevato nel periodo maggio-luglio 2016 una variazione congiunturale positiva dell’occupazione dipendente (+0,7%, pari a +122mila), che ha coinvolto sia i lavoratori permanenti (+0,3%, pari a +49mila) sia quelli a termine (+3,1%, pari a +73mila). Su base annua – comparando i dati di luglio 2016 con quelli dell’anno precedente – i dipendenti sono cresciuti dell’1,7%(+285mila).

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La «resilienza» delle donne vince la crisi ma sul lavoro la parità è lontana (di Serena Uccello, IlSole24Ore, 8 marzo 2016)

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In senso assoluto non va bene anzi se ci paragoniamo – ed è l’unico paragone possibile ed accettabile – con la Germania, con la Francia e soprattutto con i Paesi del Nord Europa, il mercato del lavoro italiano è, usando un’abusata immagine, di un color rosa assai sbiadito. Tuttavia questo è il noto, quella che è meno noto, meno conosciuto, è la «resilienza» delle donne, delle donne lavoratrici, alla crisi.

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La pensione dimentica il doppio lavoro delle donne (di Chiara Saraceno, Repubblica, 12 agosto 2015)

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La proposta del presidente dell’Inps, Tito Boeri, di reintrodurre flessibilità nell’età alla pensione, ora presa in considerazione dal governo, va accolta con favore. Restituisce gradi di libertà nella scelta di vita delle persone su come bilanciare reddito e disponibilità di tempo e, a differenza delle vecchie pensioni di anzianità, non mette totalmente a carico della collettività il costo dell’aumento degli anni in cui si fruisce della pensione scegliendo di andarci prima.

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Non ce la faccio mi dimetto (Alessandra Puato, in La 27Ora, Corriere della Sera.it, 30 giugno 2015)

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Le donne-madri si sono dimesse di più dal posto di lavoro, l’anno scorso, rispetto al 2013 (+6%). E in particolare la risoluzione del rapporto ha riguardato chi aveva poca anzianità di servizio (meno di tre anni) e un solo figlio: i soggetti, probabilmente, più deboli. La gestione delle responsabilità familiari e di crescita dei figli, prerogativa ancora prevalentemente femminile, continua ad avere riflessi sulla partecipazione attiva delle donne al mercato del lavoro.

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