Flessibilità questa sconosciuta. Il mito del professionista incollato alla scrivania dello studio legale è duro a morire. E per le donne, insieme a fattori di natura culturale e a un’arretratezza generale dei servizi di cura, è uno dei tanti macigni frapposti tra il primo incarico da tirocinanti e la nomina a managing partner. È su questo fronte che sei tra le avvocate al top nelle law firm più importanti d’Italia interpellate dal Sole 24 Ore sono praticamente unanimi: per Giulietta Bergamaschi (Lexellent), Roberta Crivellaro (WhitersWorldWide), Barbara de Muro (Lca e AslaWomen), Laura Orlando (Herbert Smith Freehills), Claudia Parzani (Linklaters e Allianz Spa), Stefania Radoccia (Ey), scalare i gradini della carriera non è facile in generale, ma per le donne è ancora una partita giocata ad armi impari. Pesano, più di ogni altra cosa, i tempi di conciliazione con la vita privata, i carichi familiari, l’idea di una scarsa (o pressoché nulla) condivisione dei lavori di cura.
Conciliare vita familiare e lavorativa è un diritto e il datore di lavoro ha il dovere di garantirlo. Per la sua violazione l’Ispettorato del lavoro di Firenze è stato condannato con una sentenza da considerarsi un unicum nella materia delle pari opportunità, perchè riconosce la conciliazione vita-lavoro un vero e proprio diritto soggettivo. Una sentenza che è anche antesignana rispetto all’obbligo imposto dalla recentissima Direttiva europea che introduce l’equilibrio fra attività professionale e vita familiare, imponendo a tutti gli Stati membri di adeguarvisi entro il 2020.
Erogazione apripista a fondo perduto per semplificare la vita di ogni businesswoman in casa e in azienda. È una misura senza precedenti nel panorama camerale italiano quella messa in pista dalla Cdc di Bologna: un finanziamento di un milione di euro alle imprenditrici che diventeranno mamme nel 2020, con erogazioni a fondo perduto fino a 12.500 euro per semplificare la vita di ogni businesswoman in casa e in azienda. «Gestire un’impresa richiede un impegno costante, ogni giorno a qualsiasi ora. Farlo con un neonato è una avventura tanto bella quanto impegnativa. Il nostro obiettivo è riconoscere e valorizzare le imprenditrici, non farle sentire sole, fornire loro un aiuto concreto: un milione di euro per rendere la loro vita più facile», spiega Valerio Veronesi, presidente della Camera di commercio di Bologna.
Discriminate. Oggetto di atteggiamenti sessisti. Pagate meno. La vita per le donne nel mondo del lavoro, si sa, è dura. Meno noto è il fatto che questo fenomeno sia perdente anche dal punto di vista degli affari. Diversi studi hanno dimostrato il legame positivo tra presenza signifcativa di donne ai vertici e i risultati di bilancio: un rapporto che le imprese cominciano a tenere d’occhio, anche se la strada appare ancora lunga. Lo confermano i risultati del sondaggio di Dla Piper (azienda multinazionale di servizi legali presente in oltre trenta Paesi ) realizzato da Carmen Chierchia e Raffaella Quintana, fondatrici di Law, gruppo di lavoro formato da professioniste che si occupa di leadership femminile, e Valore D, un’associazione che promuove l’equilibrio di genere in Italia.
Discriminate. Oggetto di atteggiamenti sessisti. Pagate meno. La vita per le donne nel mondo del lavoro, si sa, è dura. Meno noto è il fatto che questo fenomeno sia perdente anche dal punto di vista degli affari. Diversi studi hanno dimostrato il legame positivo tra presenza signifcativa di donne ai vertici e i risultati di bilancio: un rapporto che le imprese cominciano a tenere d’occhio, anche se la strada appare ancora lunga. Lo confermano i risultati del sondaggio di Dla Piper (azienda multinazionale di servizi legali presente in oltre trenta Paesi ) realizzato da Carmen Chierchia e Raffaella Quintana, fondatrici di Law, gruppo di lavoro formato da professioniste che si occupa di leadership femminile, e Valore D, un’associazione che promuove l’equilibrio di genere in Italia.
“Parents and people with caring responsibilities have the right to suitable leave, flexible working arrangements and access to care services. Women and men shall have equal access to special leaves of absence in order to fulfill their caring responsibilities and be encouraged to use them in a balanced way”.
Così nel 2017, con la proclamazione dei 20 Pilastri dei Diritti Sociali europei, veniva sancita la work-life balance come diritto sociale fondamentale. In quest’ottica, negli ultimi anni, le politiche di conciliazione vita-lavoro stanno diventando sempre più centrali e importanti nelle politiche europee e dei singoli Stati nazionali.
“Oggi la donna è indipendente, lavora, e per questo non fa più figli”. Falso, oltre che offensivo. Una nota di Istat resa nota in questi giorni mostra che in dieci anni la quota di coppie (con o senza figli, dove lei ha fra i 25 e i 64 anni) dove entrambe le persone lavorano è passata dal 40% al 44% del totale. Una crescita insignificante, addirittura nulla al sud, dove il 26% delle donne in coppia ha un lavoro, anche se non è detto che questo basti comunque per essere indipendente. Non che altrove le cose vadano molto meglio: oggi è occupato il 55% delle donne in coppia al nord e il 50% di quelle che vivono nel centro Italia. L’incidenza e? ancora piu? bassa in quelle, specie nel Mezzogiorno, in cui la donna ha conseguito un titolo di studio basso e nelle coppie con due o piu? figli.
Una delle sfide principali che l’Italia deve affrontare nei prossimi decenni è crescere – in termini di ricchezza economica e benessere sociale – in una fase di riduzione senza precedenti della popolazione in età lavorativa. Si potrà vincere tale sfida non solo attraverso l’estensione in verticale della vita lavorativa, ma anche migliorando in orizzontale le opportunità di effettiva partecipazione di tutti alla vita attiva del Paese.
In Emilia-Romagna le donne sono oltre 2,290 milioni, il 51,4% del totrale: il 12,5% ha cittadinanza straniera. Il tasso di occupazione femminile è pari al 61,8%, contro quello italiano al 49,5. Sono attivate oltre 85.000 imprese femminili, il 21,1% del totale di quelle regionali. Sono questi i dati delle situazione delle donne inregione, presentati dall’assessore alle Pari Opportunità Emma Petitti in occasione del lancio di “Donne e lavoro” organizzato con il Coordinamento donne Acli di Rimini.
Anche se l’Emilia-Romagna è una delle regioni in cui il tasso di occupazione femminile è più elevato (il 63% contro la media del 58%), c’è ancora molto da fare. Secondo i dati dell’Ispettorato del lavoro interregionale di Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna e Marche, sarebbero circa 3600 le donne che da Piacenza a Rimini nel 2016 sono state costrette a lasciare l’impiego per occuparsi, nel 37% dei casi, dei figli.Per chi non lo fa, è il part-time a diventare l’unica forma di conciliazione fra tempi di lavoro e vita. E nemmeno come scelta volontaria.