Vi voglio raccontare la storia di una cara amica, avvocata come me che si occupa da tempo di temi legati alla tutela dei diritti delle donne e dei soggetti fragili. Si chiama Francesca, il nome non è di fantasia, anzi vorrei rimanesse scolpito nelle vostre memorie. Francesca, oltre a difendere molte donne nelle separazioni, nei giudizi riguardanti i figli e nelle vicende legate al Tribunale per i Minorenni, è impegnata quale vicepresidente del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Milano a portare avanti le istanze delle colleghe e dei colleghi nella lotta in ogni fattispecie in cui si evidenzino fattori di rischio discriminatorio.
Studenti delle scuole medie superiori, giovani usciti dai circuiti scolastici, giovani migranti, ragazzi dei servizi educativi del quartiere Porto Saragozza, ragazzi dei Centri di prima Accoglienza e Comunità pubblica per Minori, insomma un gruppo quanto mai vario e con esperienze diverse, ma tutti riuniti assieme in Young Voices, un progetto realizzato dalle associazioni Dry-Art, The Bottom Up, Bandiera Gialla, AIESEC, migration_miteinander, Associazione Interculturale Universo, Associazione Mosaico di Solidarietà, in coprogettazione con Flash Giovani del Comune di Bologna e il contributo di Regione Emilia-Romagna (Assessorato Cultura, Politiche Giovani e Politiche per la Legalità). L’obiettivo del progetto era quello di sensibilizzare i/le giovani a relazioni di genere paritetiche e alla prevenzione della violenza, tramite diversi strumenti comunicativi quali web radio, giornalismo, video, l’approccio al dialogo interculturale garantito anche dalla presenza di volontari internazionali. E al termine di questo percorso alcuni ragazzi hanno vissuto anche un’esperienza di scambio culturale in Germania.
I dati resi pubblici nei giorni scorsi di un sondaggio mondiale condotto da Doxa, in collaborazione con WIN, «evidenziano livelli allarmanti di molestie sessuali e violenze subite, seppure con grandi differenze tra i vari Paesi. Ma il fil rouge è uno solo: ovunque le vittime più bersagliate sono le giovani donne» ha commentato Vilma Scarpino, amministratore delegato di Doxa e presidente di WIN. Un altro recente sondaggio, commissionato dalla Fondazione Vodafone alla società di ricerche di mercato Opinium, per valutare l’impatto della violenza domestica e degli abusi sulla vita lavorativa e sulla carriera delle persone, racconta una realtà costellata di soprusi.
Differenza di genere, uguaglianza di prospettive (di Filippo Montesi, Secondo Welfare, 8 marzo 2018)
La giornata internazionale delle donne mantiene, al di là della consuetudine sociale, una rilevanza politica e culturale da proteggere e promuovere nelle nostre istituzioni. Nata per richiedere il diritto di voto femminile e diffusasi dagli Stati Uniti nel mondo attraverso la rete dei partiti socialisti del primo Novecento, questa ricorrenza assume ancora oggi, una valenza profondamente politica, radicandosi in valori di giustizia, uguaglianza e libertà, contro l’offuscamento della memoria e delle identità collettive.
Lavoro, salute, diritti delle donne e prevenzione della violenza, sono i temi al centro della discussione della commissione Parità e pari opportunità del Comune di Bologna, che nella seduta di mercoledì 12 ottobre ha discusso un ordine del giorno di adesione al Protocollo d’intesa che darà attuazione alla Legge regionale per la parità (l.r. n.6/2014), presentato dalla consigliera Federica Mazzoni.
Dal 2003 Fondazione Pangea ha costruito progetti di microcredito connessi ai diritti in diversi paesi del mondo con e per le donne. Abbiamo esperienze in zone di conflitto a bassa intensità, come l’Afghanistan o segnate da sviluppo a due velocità come l’India, in cui ricchi e poveri convivono nell’era delle diseguaglianze. Da qualche anno ci siamo anche cimentati in Italia, per creare emancipazione economica e traguardi nel rispetto dei diritti. Il mio intervento, durante l’incontro alla Camera, ha voluto sottolineare l’importanza della questione di genere all’interno del microcredito e l’importanza dell’accompagnamento.
Nel 2030 più della metà della popolazione avrà un peso “non sano”. E le donne pagheranno un prezzo più alto in termini di discriminazioni. La prevenzione? Comincia in azienda
Per le lavoratrici straniere, al gender gap nei salari si aggiunge un differenziale etnico. Per cui sono il gruppo che guadagna meno (6 euro l’ora, nella media): rispetto agli uomini, e anche rispetto alle donne italiane.