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Contrasto alla discriminazione e alla violenza

Come si salva l’ambiente? Con più diritti alle donne (di Sara Moraca, Vita.it, 22 agosto 2020)

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La violenza di genere e il degrado ambientale sono tra le sfide più urgenti su scala mondiale, ma solo di rado vengono analizzati in modo interdipendente. Come ha chiarito un recente report della Iucn (International Union for Conservation of Nature), i due fenomeni sono strettamente collegati perché la violenza di genere è spesso usata come forma di controllo socio-economico per mantenere e promuovere dinamiche diseguali di potere, anche in relazione alla proprietà, all’accesso e all’uso delle risorse naturali. Il potenziale di violenza legato al possesso delle risorse naturali, spiegano gli autori, è aumentato anche a fronte delle attuali minacce ambientali, soprattutto per il cambiamento climatico. Si tratta di uno stress particolarmente intenso, perché colpisce i mezzi di sussistenza di soggetti già fragili, il cui livello di resilienza inevitabilmente diminuisce. In molti Paesi, le leggi impediscono alle donne di possedere, gestire ed ereditare proprietà e terreni.

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Violenza: “Alle donne in Italia si crede ancora poco, mancano educazione e formazione” (di Livia Zancaner, Il Sole 24 Ore, 17 gennaio 2020)

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“Non solo si tende a non dare peso agli incidenti di violenza, ignorando gli effetti traumatizzanti sui figli, ma addirittura quando una madre denuncia gli abusi come fattore di rischio per i minori, questo si ritorce contro di lei. Viene considerata una tattica per limitare i diritti dei padri”. Così Christina Olsen, curatrice del primo rapporto sull’Italia di Grevio, l’organo del Consiglio d’Europa che verifica l’applicazione negli Stati della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne, pubblicato qualche giorno fa, commenta i risultati dell’indagine e ne mette in evidenza i punti salienti. 

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Prevenire il femminicidio intervenendo in tempo (di Moira Fusco, inGenere, 17 dicembre 2019)

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Alle donne non si crede mai. Nella maggior parte dei casi, l’uomo violento appare affabile, integrato, una persona “tranquilla”, chi può credere che all’interno della sua famiglia possa agire violenze tanto acute? E, nel caso la cosa sia indubitabile, di certo saranno stati i comportamenti della sua compagna a rendere inevitabile il ricorso alla violenza. I reati di maltrattamento in famiglia sono complessi, avvengono nella sfera delle relazioni affettive e spesso sono caratterizzati da un’iniziale mancanza di disponibilità della donna di procedere contro il partner o l’ex partner, per una serie di dinamiche proprie del ciclo della violenza, come la dispercezione del sé che deriva dai maltrattamenti. Nelle aule dei tribunali, dove mi sono ritrovata a testimoniare in favore delle donne, inizialmente mi stupiva l’atteggiamento di molte, che non erano animate da sentimenti di rancore nei confronti del loro carnefice, ma dal desiderio di ricostruirsi un’esistenza libera.

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Trovare lavoro per uscire dalla violenza (di Elena Paparelli, inGenere, 20 novembre 2019)

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Lavorare sul reinserimento lavorativo delle donne vittime di violenza è un intervento globale che punta a evitare che un vissuto di temporaneo disagio si traduca in un vero e proprio “svantaggio sociale”. Uno sportello lavoro presente all’interno di un centro antiviolenza – che in genere opera in stretta connessione con l’area psicologica – ha perciò un compito complesso: aiutare le donne a riconnettersi con il contesto sociale di riferimento, ritrovare fiducia in relazioni interpersonali e socio-lavorative sane e avviare una ricerca del lavoro mirata. Tutto questo, anche attraverso il supporto e la selezione delle offerte di inserimento messe a disposizione dalle operatrici.

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Il ritardo insostenibile dei fondi antiviolenza (inGenere, 25 novembre 2019)

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Che ne è stato dei fondi statali stanziati dai decreti di ripartizione antiviolenza emanati tra il 2016 e il 2018? A distanza di tre anni dall’emanazione del primo decreto, i fondi – in tutto 17,5 milioni di euro per il periodo 2015-2016, 12,7 milioni per il 2017, 20 milioni per il 2018 – non sono ancora stati totalmente liquidati dalle Regioni, e continuano ad arrivare con forte ritardo, nonostante per legge avrebbero dovuto essere utilizzati entro l’esercizio di bilancio del 2018. A confermarlo è Actionaid, che ha preso in esame i dati e gli atti regionali riguardanti la liquidazione dei fondi stanziati in base alla legge 119/2013, la cosiddetta legge sul femminicidio. Il monitoraggio, aggiornato al 1° ottobre 2019, ha rilevato che la percentuale di risorse liquidate dalle Regioni agli enti gestori di case rifugio e centri antiviolenza è salita al 63% (dal 25,9% registrato nel 2018) per i fondi relativi al 2015-2016, al 42% (dal 17% del 2018) per quelli destinati al 2017, e che è praticamente nulla per i fondi destinati al 2018.

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Violenza domestica. Dieci cose che possono fare le imprese (di Barbara Leda Kenny, ingenere, 21 novembre 2019)

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Carenza di attenzione, giorni di assenza dovuti a permessi “per malattia” in realtà legati alle percosse, ritardi, scenate violente di uomini che vogliono minare la posizione lavorativa delle loro compagne o di ex che tentano di intercettarle: la violenza domestica ha un impatto negativo sul lavoro delle donne. Un ambiente di lavoro che non è in grado di leggere quello che sta succedendo e di sostenerle rischia di diventare un fattore aggravante, legittimando la violenza e indebolendo ulteriormente le donne che ne sono vittime. È un dovere delle organizzazioni costruire uno spazio sicuro per le donne, e non legittimare l’uso della violenza per ottenere potere e controllo né dentro né fuori dagli uffici.

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Molestie sul lavoro, cosa prevede la convenzione internazionale (di Manuela Tomei, ingenere, 19 novembre 2019)

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Il 21 giugno 2019 resterà una data importante perché segna l’adozione, da parte della Conferenza Internazionale del Lavoro, dei primi strumenti internazionali sull’eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro: la Convenzione n.190 e la Raccomandazione n.206 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), agenzia specializzata delle Nazioni Unite. Si tratta del risultato di oltre otto anni di intensi dibattiti e duro lavoro che hanno preceduto il movimento #MeToo, e da questo hanno tratto ulteriore impulso e legittimità. Per oltre tre anni, il Consiglio di amministrazione dell’OIL ha discusso se fosse necessario e opportuno adottare nuove norme internazionali in materia, e se le medesime dovessero focalizzarsi esclusivamente sulla violenza e le molestie di genere nel mondo del lavoro o dovessero adottare un approccio più ampio. 

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Riflessioni sul Venticinque Novembre di Annalisa Ferrari (13 novembre 2019)

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Il venticinque novembre prossimo, come ogni anno, si celebrerà la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ricorrenza istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999. Ogni governo, organizzazione internazionale, ONG, è sollecitato ad organizzare attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica. Il 25 novembre di ogni anno. Proprio in quel giorno. E diligentemente, ogni governo, ONG, organizzazione internazionale, oltre alle migliaia delle associazioni che si impegnano nel contrasto alla violenza, celebrano con iniziative, testimonianze e memorie, questa giornata.

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Bulli e maschi, la rivolta di Stacey che vince la causa contro la banca (di Enrico Franceschini, la Repubblica, 13 settembre 2019)

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La pagavano meno degli uomini. La sottoponevano a costante bullismo. E per prendersi beffe di lei si divertivano a lasciarle sulla scrivania un cappello da strega. È accaduto in una banca della City di Londra. Ma la vittima ora ha avuto giustizia. Stacey Macken ha fatto causa alla filiale londinese della Bnp Paribas, colosso finanziario francese e globale, per 4 milioni di sterline, pari a circa 4 milioni e mezzo di euro. Ieri un tribunale britannico le ha dato ragione, in un caso sulla dscrminazione di genere destinato a fare storia, perlomeno nel Regno Unito.

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Violenza e molestie sul lavoro: una Raccomandazione dell’Onu. Ora si tratta di ratificarla. Anche in Italia (di Laura Onofri, 27esima Ora, Corriere della Sera, 19 luglio 2019)

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Il 21 giugno scorso la Conferenza internazionale del lavoro ha adottato a larghissima maggioranza (439 voti favorevoli, 7 contrari e 30 astensioni) una nuova Convenzione e una Raccomandazione per combattere la violenza e le molestie sul lavoro – con esplicito riferimento alla violenza di genere e alle molestie sessuali. E’ un evento di enorme portata, in particolare per tutte le persone che subiscono discriminazioni e molestie sulla base del genere nel mondo del lavoro in Paesi che non si sono ancora dotati di normative e politiche adeguate.

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