Si tratta di un intervento che consente al/la lavoratore/trice di usufruire di un orario flessibile in ingresso e in uscita.
Questo tipo di intervento, già attuato da diverse aziende, consente di migliorare la conciliazione dei tempi dedicati alla cura della famiglia (ad es. l’accompagnare i figli a scuola) e tempi di lavoro. Nella fattispecie, i lavoratori/trici che hanno l’esigenza di uscire prima da lavoro per accudire ad esempio i propri figli possono entrare al mattino prima dell’orario “normale” di ingresso per anticipare al pomeriggio l’uscita, senza essere costretti a prendere permessi o ad assentarsi.
Il servizio fornisce senza costi, alle proprie dipendenti madri, un servizio di stireria settimanale. L’azienda ha calcolato il numero di ore che in media una persona con famiglia dedica allo stiro durante la settimana, ed è giunta ad offrire 3 ore gratuite di stiro settimanale da parte di uno staff professionale.
L’azienda ha allestito nel 2003 un asilo nido con integrato servizio di centro estivo (servizi in parte comunali e interaziendali) che opera nel mese di chiusura dell’asilo (luglio). L’asilo nido sorge ad 1 km circa dallo stabilimento. Offre orari flessibili (7:30-17:30) e una buona copertura durante l’intero anno (11 mesi su 12). Può ospitare un massimo di 48 bambini di età compresa fra 0-3 anni. 36 posti sono riservati ai figli dei dipendenti e 12 posti al Comune. In risposta ai bisogni dei lavoratori, l’azienda ha organizzato (solo una volta nel 2010) centri estivi per attività ricreative a favore dei figli dei dipendenti. Le attività di intrattenimento sono state organizzate all’interno di una fattoria didattica e di un’oasi del WWF, per sensibilizzare i bambini alla bellezza della natura e al rispetto dell’ambiente.
Fornire una definizione esauriente di “welfare aziendale” è esercizio tutt’altro che scontato, date le diverse connotazioni che questa espressione può assumere a seconda dei contesti in cui viene impiegata. In linea generale, la nozione di welfare aziendale identifica una serie di servizi e prestazioni messi a disposizione dal datore di lavoro a favore dei propri dipendenti, al fine di aumentarne il benessere e (possibilmente) la produttività. Esempi classici di welfare aziendale sono asili nido e borse di studio per i figli dei dipendenti, copertura totale o parziale delle spese sanitarie, ma anche orari più flessibili, auto aziendale, prestiti agevolati e così via.
Il workshop, rivolto alle aziende della Gender Community, prevede la testimonianza di alcune aziende non locali su progetti e servizi relativi al tema della cura dei minori e uno scambio di pratiche tra tutti i partecipanti.
“Edison per te” prevede un cospicuo pacchetto di servizi offerto dall’azienda ai dipendenti con figli tra cui: un servizio di consulenza on-line relativamente all’ambito pediatrico, pedagogico e di supporto psicologico di primo livello, realizzato in collaborazione con un selezionato network di medici e psicologi, e un servizio di ricerca e prenotazione baby sitter.
Le donne ai vertici decisionali della Pubblica amministrazione sono ancora poche, nonostante da anni le procedure di accesso (vedi concorsi pubblici e selezioni interne basate su criteri meritocratici e prove anonime) registrino percentuali di vincitori di sesso femminile spesso superiori al 50 per cento. Un trend confermato anche dagli ultimi concorsi della giustizia amministrativa: sono donna 19 su 32 neo-referendari del Tar; tra i 21 nuovi magistrati contabili, 10 sono donne.
Chiamatelo smartwork, chiamatelo lavoro agile, fatto sta che i pionieri del telelavoro 2.0 ci sono già. Anche nella pubblica amministrazione. Caterina Ibba, dipendente dell’Agenzia per la casa della Provincia di Torino: «Io lo faccio da dieci anni. Un giorno alla settimana sto in sede, per il resto in salotto. Funziona alla grande. Tutto il lavoro che sbrigo lo metto online. Sia chiaro che stare a casa non vuol dire battere la fiacca. Senza contare che l’ufficio è pieno di tempi morti. La macchinetta del caffè? Io nella pausa preferisco fare una lavatrice».
GEN. 14 – Servizio Zerododici è un contributo a sostegno della genitorialità erogato dal Comune di Bologna, rivolto alle madri e ai padri che dopo il congedo di maternità (ex aspettativa obbligatoria), singolarmente o in alternanza madre/padre, si avvalgono del congedo parentale (ex aspettativa facoltativa) entro il primo anno di età del figlio/a.