In senso assoluto non va bene anzi se ci paragoniamo – ed è l’unico paragone possibile ed accettabile – con la Germania, con la Francia e soprattutto con i Paesi del Nord Europa, il mercato del lavoro italiano è, usando un’abusata immagine, di un color rosa assai sbiadito. Tuttavia questo è il noto, quella che è meno noto, meno conosciuto, è la «resilienza» delle donne, delle donne lavoratrici, alla crisi.
Il dossier cerca di capire se la crisi abbia contribuito a modificare alcuni squilibri del nostro paese, in due settori chiave per la crescita economica: l’istruzione (scuola e università) e il mercato del lavoro. il documento valuta l’evoluzione del gender gap prima (2004-2008) e dopo (2008-2014) l’inizio della fase recessiva. Il calcolo di questa “doppia differenza”, una differenza nel tempo (pre-post) e una differenza di genere, permette di capire se la crisi abbia contribuito o meno ad accentuare i divari di genere.
Le donne entrano con più peso nei consigli di amministrazione delle società quotate ma pagano ancora dazio quando si tratta di monetizzare la loro professionalità in busta paga: in media, in Italia, incassano una ral (retribuzione annua lorda) di 26.725 euro, contro i 29.985 euro degli uomini: c’è un divario di 12,2 punti percentuali a favore dei primi e, specularmente, le donne guadagnano il 10,9% in meno dei colleghi maschi. E’ il dato medio nazionale italiano rilevato dall’Osservatorio JobPricing che rilascia ‘Gender Gap Report 2016’, la panoramica completa sulle differenze di genere nel mercato del lavoro in Italia.
La Regione Emilia Romagna celebra l’8 marzo con un Convegno “Adolescenza, relazioni ed educazione alla parità”, dedicato ai giovani studenti dell’Emilia-Romagna, un’occasione anche per fare il punto sui progressi raggiunti e sui problemi che ancora permangono, sulle iniziative e interventi per la realizzazione dell’uguaglianza.
Non riesco a stancarmi di parlare di gap occupazionale di genere. Non ci riesco perché trovo che molti problemi sociali comincino da questo: da una donna, una mamma che deve rinunciare al suo lavoro. E da questo vengono meno altre cose fondamentali. L’indipendenza economica. L’autonomia personale in famiglia. Le scelte di consumo. Il diritto di fare altri figli, se si desiderano.
Il 6 febbraio il secondo appuntamento del percorso progettuale in 3 fasi, sulla comunicazione, promosso da F.I.D.A.P.A. – Federazione Italiana Donne Arti professioni Affari, Sezione di Ferrara, rivolto alle proprie socie, alla città e a chi usa la comunicazione professionalmente.
Si terrà il 5 febbraio dalle ore 10 alle ore 14 presso la Sala Polivalente – Regione Emilia-Romagna in V.le Aldo Moro, 50 – Bologna il Seminario organizzato dall’Ufficio Consigliere Regionali di Parità “Maternità, paternità e lavoro. Dimissioni, conciliazione dei tempi e novità normative”.
Dal primo febbraio è possibile richiedere il contributo economico per il servizio di baby-sitting oper far fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati.
Gender Community Network è il consolidamento e lo sviluppo di quanto realizzato sinergicamente in questi anni da IRS, nell’ambito di progetti promossi dal Servizio Lavoro della Provincia/Città Metropolitana di Bologna con il contributo del Fondo Sociale Europeo . Progetti finalizzati a sostenere e valorizzare la presenza delle donne nel mercato del lavoro favorendo la realizzazione di progetti per lo sviluppo della risorsa femminile nei contesti produttivi.
L’Invito intende rispondere tempestivamente, con la procedura “just in time”, alle esigenze delle imprese del sistema regionale emiliano-romagnolo dell’edilizia e delle costruzioni che si trovano ad affrontare cambiamenti derivanti dalle mutate esigenze del mercato.