Sempre più le grandi aziende sono interessate a promuovere programmi e azioni per garantire un posto di lavoro aperto e tollerante delle differenze. Così si genera inclusione e cresce l’engagement. Ma cosa rende queste iniziative davvero efficaci?
Rispondiamo a questa domanda portando l’esperienza di una grande multinazionale: Vodafone. Lo facciamo attraverso il racconto di Francesco Bianco, Regional HR Director in Europe del gruppo. Nel 2016 il Financial Times lo ha annoverato tra i “Top 50 LGBT Allies”, quale riconoscimento del lavoro svolto da Vodafone sull’inclusione e l’engagement di persone LGBT.
Si terrà a Casalecchio, il 29 maggio dalle ore 15.30 nell’Aula A presso la Casa della Salute in Piazza Rita Levi Montalcini l’evento di presentazione del gruppo di auto mutuo aiuto tra donne che vogliono uscire dalla violenza. L’obiettivo è favorire l’avvio di un gruppo di auto mutuo aiuto, partendo dall’esperienza di altri gruppi del territorio bolognese. L’evento è organizzato da AUSL Bologna e ASC Insieme – Commissione Mosaico.
Si terrà il 29 maggio a Carpi alle ore 16.30 c/o la splendida location di Daniela Dallavalle SpA la presentazione di Needo, progetto realizzato con il sostegno di UniCredit Foundation, fondazione d’impresa di UniCredit, che lo ha selezionato fra i 10 vincitori del Bando “UniCredit Carta E 2017”, per il sostegno all’occupazione giovanile. L’evento è patrocinato dalla Regione Emilia-Romagna, la Provincia di Modena ed il Comune di Carpi
Come vengono gestite le tematiche femminili nelle aziende italiane? Come, al di là dei princìpi di pari opportunità, ormai ampiamente diffusi, le imprese si organizzano concretamente per valorizzare e fare crescere i talenti femminili, facilitare la conciliazione fra vita privata e vita professionale, rimuovere gli ostacoli che ancora troppo spesso frenano il percorso di carriera delle donne? Per capire cosa succede dietro alle cifre e agli indicatori, Valore D, in partnership con KPMG, ha promosso un’indagine in Italia nel corso del 2016, coinvolgendo i propri soci. Sono 62 le aziende che hanno accettato di mettersi in gioco, rispondendo a un questionario articolato in quattro aree: Measurement & Monitoring; governance e strategia; strumenti di gestione della diversity; programmi specifici e attività implementate.
L’indagine è stata realizzata attraverso la somministrazione a dicembre 2014 di un questionario (metodo CATI) rivolto ai direttori/responsabili del personale di un campione composto da 150 aziende rappresentative della popolazione delle aziende italiane con più 250 dipendenti. Il questionario è stato disegnato dai ricercatori del Diversity Management Lab di SDA Bocconi (Basaglia, Cuomo, Paolino, Simonella), la raccolta dati è stata curata da Pepe Research. Dall’indagine emerge che il tasso di adozione del diversity management è piuttosto basso, pari al 20.7%, anche se la percentuale sale al 46% se si considerano le imprese con più di 1.000 addetti1. I non adottanti sono il 79.3%, di cui la metà (50.7%) dichiara di essere interessato e/o di essere in una fase di valutazione di una possibile introduzione del tema nella sua azienda; mentre la restante parte (28.7%) raccoglie gli ‘irriducibili’ che non ha adottato e non è interessato ad adottare pratiche di gestione della diversità.
Un migliore clima aziendale. Per il 95% delle aziende è questa la principale leva all’adozione di politiche di Diversity & Inclusion. La seconda esigenza da soddisfare è invece la promozione della diversità in tutti i livelli gerarchici (84%). A seguire si trovano la possibilità di sfruttare differenze di pensiero nei processi decisionali e la diminuzione dei costi associati al turnover. Obiettivi dichiarati rispettivamente dal 71 e dal 61% delle imprese. A dirlo sono i dati di un’indagine condotta da Istud Business School e Wise Growth cheha coinvolto 55 aziende, tutte di grandi dimensioni (in media con 7.400 dipendenti) e di diversi settori industriali. Il 70% del campione è rappresentato da subsidiary di multinazionali straniere.
In un contesto che cambia è necessario vincere le resistenze al cambiamento, superare vecchi stereotipi e, soprattutto, comprendere il valore della diversità, evitando ogni forma di discriminazione. Questa è la sfida che una realtà bancaria – il Gruppo Cariparma Crédit Agricole – ha scelto di affrontare, dimostrando di credere nell’investimento sulle strategie di gender come qualificazione del profilo aziendale e come strumento capace di generare innovazione. L’espressione più autentica di tale investimento – che è insieme culturale, sociale, economico e professionale – è data dalla realizzazione del progetto “Artemisia”, frutto di formazione e di ricerca condotto con la collaborazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Come documentano queste pagine, si tratta di un progetto che ha prodotto un’analisi quantitativa della situazione del personale in un’ottica di gender, ha esplorato il contesto (bancario e non) a livello nazionale e internazionale, ha attivato dei focus group tra i dipendenti, fino a delineare proposte fattibili e favorevoli al bilanciamento dei ruoli di genere.
La missione del rapporto è quella di analizzare gli sviluppi circa il primo rapporto annule sulle diversità, pubblicato da Google nel 2014. La ricerca mostra i progressi verso una forza lavoro più rappresentativa, in cui la diversità, l’equità e l’inclusione diventano imperativi aziendali da raggiunngere al fine di migliorare i risultati per i propri dipendenti, per i prodotti realizzati e per gli utenti. L’obiettivo del rappoto è quello di definire una serie di elementi volti ad aumentare la rappresentanza della forza lavoro e per crearne di più inclusivi…
Aumento dei ricavi fino al 16,7% in più per i brand che investono in Diversity&Inclusion. Il Diversity Brand Summit premia Coca-Cola come azienda più inclusiva per il mercato. Nella Top 5 anche American Express, Google, TIM e Vodafone. Riconoscimento assegnato oggi a Milano durante il Diversity Brand Summit, primo evento europeo che mette in relazione diversity e business, ideato dall’associazione Diversity e dalla società di consulenza Focus Management. La diversity è una risorsa preziosa e irrinunciabile che genera valore a livello sociale e aziendale con un aumento dei ricavi fino al +16,7% per tutte quelle aziende che vengono percepite da consumatrici e consumatori come maggiormente inclusive.
Il Diversity Management, ossia la gestione e valorizzazione delle diversità negli ambienti di lavoro, ha ormai trent’anni. Nato negli Stati Uniti e poi diffusosi nel mondo grazie anche alla presenza locale delle multinazionali, ha raggiunto in Europa tassi di adozione importanti; già nel 2005 il 48% delle imprese dichiarava di applicare politiche a tutela di determinate fasce di collaboratori. Percentuali in ulteriore crescita anche grazie alle direttive dell’Unione europea (UE) a tutela della parità di trattamento sul luogo di lavoro. La recente tavola rotonda tenutasi in Bocconi dal titolo “Il meglio della diversità: pratiche e performance” è stata l’occasione per fare il punto sullo stato di adozione del Diversity Management in Italia.