Quando a luglio dell’anno scorso, in Cds, cominciammo a pensare ad un impegno progettuale in tema di donne ed economia, avevamo un obiettivo ambizioso: avviare una riflessione, al femminile, partendo dall’ambito economico per arrivare ad analizzare tutti i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu in chiave di genere; una riflessione che partisse da un assunto preciso e dalla volontà di porlo in discussione: quello dell’”universalità androcentrica del sapere”, intesa come un sapere a senso unico, anzi a genere unico, con l’uomo quale paradigma universalistico di oggetto e soggetto.
Se trovare un equilibrio tra vita privata e vita lavorativa è una partita ancora tutta da giocare, la sperimentazione in ambito aziendale di soluzioni basate sull’attivazione di reti collaborative può rivelarsi particolarmente interessante in termini di impatto e valore aggiunto. L’esperienza portata avanti negli ultimi anni dalla Fondazione Bruno Kessler – ente di ricerca della Provincia autonoma di Trento che opera nel campo scientifico, tecnologico e delle scienze umane con più di 600 dipendenti – si configura come una sperimentazione continua di nuovi modelli di welfare intra- e inter-aziendale, dove la progettazione condivisa, l’attivazione di reti territoriali e il focus sull’innovazione digitale sono stati gli ingredienti principali per esplorare nuovi scenari di welfare territoriale e di prossimità.
Aspettando il grande evento finale di GCIB che si terrà ad Aprile, le ragazze dei club delle scuole secondarie di II grado ed extra-scuola, raccontano il loro percorso creativo e di scoperta all’interno di Girls Code It Better.
Tra risparmio energetico e benessere scolastico, dalla stampa 3D alla programmazione di app, scoprirete come le ragazze hanno affrontato le sfide proposte attraverso le tecnologie più innovative.
L’evento si terrà in modalità online sabato 13 dalle ore 15 alle ore 17.30.
EuGenio è una rete di welfare aziendale che nasce nel 2014 grazie alla volontà di otto imprese del mantovano di sperimentare, in collaborazione con gli enti locali e grazie ai contributi dei fondi regionali, modalità innovative per aumentare il benessere e la qualità di vita dei propri lavoratori. Il coordinamento e lo sviluppo di EuGenio è affidata a Variazioni srl, la società specializzata in progettazione d’interventi di welfare aziendale che mira a sviluppare alcune convenzioni sul territorio in diversi ambiti: commerciale, dei servizi, consulenza medica e legale. La rete ha potuto svilupparsi nel tempo sia grazie alle risorse di finanziamento pubblico, sia grazie alle risorse che ogni impresa coinvolta ha deciso di investire nel progetto.
Diminuire il divario di genere è parte dell’agenda 2030 degli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, soprattutto in relazione all’incidenza femminile nell’ambito delle materie STEM. L’acronimo STEM – Science, Technology, Engineering and Mathematics – indica tutti quei campi di studio e posizioni lavorative nella tecnologia, nell’informatica, nella matematica e nelle scienze fisiche, un ambiente in cui le donne sono una categoria fortemente sottorappresentata.
Online la raccolta curata e presentata dal direttore IRS, e vicedirettore welforum, Daniela Mesini. Si tratta del nuovo Punto di welforum.it dedicato alle diseguaglianze in tempo di pandemia. Tra i contributi due affrontano il tema del genere con un focus sulle disuguaglianze già presenti prima della crisi sanitaria, ma da essa acuite, in particolare sull’occupazione e le prospettive di impiego delle lavoratrici rispetto ai lavoratori di sesso maschile (Daniela Oliva) e sulla violenza domestica, esplosa a causa del confinamento forzato (Daniela Loi e Flavia Pesce).
La mancanza di servizi per la conciliazione vita-lavoro conduce ad una disuguaglianza di genere estremamente marcata in Italia. È giunto il momento di colmarla. La crisi da Covid-19 e il lockdown hanno confermato la preoccupante situazione occupazionale femminile, ancora troppo subordinata al fragile equilibrio fra vita privata e professionale. Quando il 4 maggio è stato dato il via alla cosiddetta “fase 2”, il 70% degli occupati in possesso dell’autorizzazione a tornare al lavoro appartenevano al genere maschile, mentre i settori più fragili restano quelli a prevalenza femminile. Inoltre, solo un anno fa, il rapporto dell’Organizzazione mondiale del lavoro ha rivelato che, tra il 2005 e il 2015, lo «svantaggio occupazionale dovuto alla maternità», ossia la differenza in termini di proporzione di lavoratrici adulte con figli di età inferiore ai sei anni rispetto alle lavoratrici senza figli piccoli, ha registrato un aumento del 38%.
Diminuire il divario di genere è parte dell’agenda 2030 degli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, soprattutto in relazione all’incidenza femminile nell’ambito delle materie STEM. L’acronimo STEM – Science, Technology, Engineering and Mathematics – indica tutti quei campi di studio e posizioni lavorative nella tecnologia, nell’informatica, nella matematica e nelle scienze fisiche, un ambiente in cui le donne sono una categoria fortemente sottorappresentata.
La crisi innescata dal Sars-COV-2 si sta rivelando un vero e proprio “stress test” non solo per la sopravvivenza e la tenuta esistenziale di individui e famiglie – in molti casi messi a dura prova sul piano sanitario, economico e psicologico – ma anche sulla capacità di resistenza di sistemi complessi quali le organizzazioni (pubbliche e private), improvvisamente costrette ad agire in un contesto radicalmente mutato. Con la drammatica brutalità di cui gli eventi dirompenti sono capaci, l’epidemia ha messo a nudo tutta la vulnerabilità della nostra società. Ha però anche evidenziato quanto persone e organizzazioni siano dipendenti tra loro e quanto la “salute” delle relazioni sociali possa fare la differenza nel resistere all’urto delle crisi, contenendone l’impatto sul benessere individuale e collettivo.
La violenza contro le donne come «esito estremo delle disuguaglianze di genere». Maria Cecilia Guerra lo ha scolpito nero su bianco nella premessa al Bilancio di genere del ministero dell’Economia, a cui la sottosegretaria di Leu ha lavorato con determinazione durante i mesi dell’emergenza. Martedì 20 ottobre, illustrando slide, grafici e tabelle alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato nel corso di un’audizione informale, l’economista ha spronato il governo a far presto: «Occorre urgentemente adoperarsi per estirpare le radici culturali che rendono la violenza contro le donne socialmente accettabile e la tengono sommersa». Stereotipi duri a morire, che rendono il mondo femminile più fragile e persino più esposto alla recessione da Covid: «Shecession», per dirla con un neologismo anglosassone. Stando all’ultimo Rapporto Caritas, le donne che hanno chiesto aiuto da maggio a settembre, subito dopo il lockdown, sono state il 54,4% contro il 50,5% del 2019.