La prima newsletter affronta un tema, quello della violenza e delle discriminazioni di genere che, in questi anni, abbiamo poco trattato nell’ambito della nostra rete. Per meglio dire, abbiamo parlato molto di discriminazioni (che certamente sono una forma di violenza) e pari opportunità, ma non abbiamo mai trattato il fenomeno della violenza nelle sue manifestazioni più eclatanti e drammatiche perché solitamente confinate nella sfera domestica. Eppure le aziende e il mondo del lavoro possono avere un ruolo molto importante anche in questo ambito. Per tale ragione abbiamo scelto di partire da qui per sollecitare le aziende a segnalarci nuove esperienze, buone pratichee per contribuire ad aprire una riflessione su un fenomeno ampiamente diffuso che si manifesta in differenti forme e assume molteplici sfaccettature. Come mostrano i dati dell’ultimo Rapporto ISTAT sul tema, pubblicato a giugno dello scorso anno, sono 6 milioni 788 mila le donne che hanno subito una qualche forma di violenza (fisica o sessuale) , il 31% delle donne tra i 16 e i 70 anni.
Nel corso del 2014 (dati dei Centri Antiviolenza di D.i.Re.) le donne accolte dai Centri antiviolenza dell’associazione nazionale D.i.R.e. sono state 16.678 donne, di cui 13.048 sono donne nuove accolte, cioè coloro che per la prima volta hanno preso contatto con un Centro antiviolenza.
Sebbene negli ultimi anni siano stati compiuti incoraggianti passi in avanti sul fronte legislativo contro la violenza di genere, con qualche segnale di miglioramento nei dati che rimangono però molto gravi (si rimanda, a tale proposito, all’intervento di Linda Laura Sabbadini, ex Direttore del Dipartimento statistiche sociali e ambientali dell’ISTAT), molto ancora bisogna fare per prevenire e contrastare le discriminazioni e la violenza.
In questa direzione si è mossa la Regione Emilia Romagna che ha recentemente approvato il “Piano regionale contro la violenza di genere” per rafforzare le azioni di prevenzione e di protezione delle donne, anche attraverso l’istituzione di un osservatorio regionale e l’attivazione di azioni rivolte agli autori delle violenze e di educazione, in particolare, delle nuove generazioni alla parità e al rispetto delle differenze.
A livello normativo, invece, nei mesi scorsi l’INPS, con la Circolare n. 65 del 15 aprile 2016, ha fornito le indicazioni operative per l’effettiva fruizione del congedo per le donne vittime di violenza, previsto dal Job Act, che dà a coloro che partecipano a percorsi di protezione la possibilità di usufruire di 3 mesi di astensione dal lavoro retribuiti.
La cronaca ci mostra, purtroppo quasi quotidianamente, gli eventi più tragici che sfociano in femminicidi, ma quello delle discriminazioni e della violenza è un fenomeno molto più ampio e non sempre visibile. Occorre lavorare su più fronti per superare gli stereotipi e realizzare un vero cambiamento culturale. Anche in ambito aziendale crediamo si possa fare molto, a partire da azioni di sensibilizzazione e di informazione fino ad un impegno più attivo, come vedremo dall’esperienza di CAMST, con l’attivazione di azioni di supporto all’occupazione delle donne che subiscono violenza.