Con l’emergenza sanitaria legata alla diffusione del covid-19 diversi organismi internazionali, come l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e l’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro), si sono attivate per evidenziare i gravi rischi di una maggiore esposizione agli effetti negativi, sia diretti che indiretti, delle fascie più deboli delle popolazioni, tra cui le persone con disabilità. In particolare, nella fase 1 dell’emergenza sono stati rilevati fattori come la difficoltà ad accedere alle informazioni (per esempio per le persone con disabilità sensoriali) o all’assistenza domiciliare per esigenze basilari (come fare la spesa), la carenza di un adeguato supporto telematico, le difficoltà di attivare in modo efficace ed efficiente lo smart working.
Con l’emergenza sanitaria legata alla diffusione del covid-19 diversi organismi internazionali, come l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e l’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro), si sono attivate per evidenziare i gravi rischi di una maggiore esposizione agli effetti negativi, sia diretti che indiretti, delle fascie più deboli delle popolazioni, tra cui le persone con disabilità. In particolare, nella fase 1 dell’emergenza sono stati rilevati fattori come la difficoltà ad accedere alle informazioni (per esempio per le persone con disabilità sensoriali) o all’assistenza domiciliare per esigenze basilari (come fare la spesa), la carenza di un adeguato supporto telematico, le difficoltà di attivare in modo efficace ed efficiente lo smart working.
Secondo il IX Rapporto annuale 2019 “Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia”, realizzato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in collaborazione con INPS, INAIL, Unioncamere e Anpal Servizi, la popolazione straniera residente in Europa al 1° gennaio 2018 si concentra prevalentemente in cinque Paesi: Germania (9,679 milioni, 11,7% della popolazione), Regno Unito (6,286 milioni, 9,5%), Italia (5,144 milioni, 8,5%), Francia (4,687 milioni, 7%) e Spagna (4,563 milioni, 9,8%).
Recentemente l’Istat ha reso noti i dati ricavati attraverso il Censimento permanente delle imprese, uno strumento di rilevazione che si propone di fornire un quadro puntuale della situazione delle aziende italiane sul fronte economico e non solo. Tra le dinamiche considerate dall’Istituto Nazionale di Statistica ce ne sono alcune che – sul piano teorico – ci sembrano molto interessanti per capire il livello di diffusione di pratiche legate al welfare aziendale e alla responsabilità sociale d’impresa. In particolare, il Censimento – realizzato attraverso un’indagine campionaria – si è proposto di individuare quante realtà produttive del nostro Paese applicassero azioni volontarie per il benessere dei propri collaboratori.
Recentemente l’Istat ha reso noti i dati ricavati attraverso il Censimento permanente delle imprese, uno strumento di rilevazione che si propone di fornire un quadro puntuale della situazione delle aziende italiane sul fronte economico e non solo. Tra le dinamiche considerate dall’Istituto Nazionale di Statistica ce ne sono alcune che – sul piano teorico – ci sembrano molto interessanti per capire il livello di diffusione di pratiche legate al welfare aziendale e alla responsabilità sociale d’impresa. In particolare, il Censimento – realizzato attraverso un’indagine campionaria – si è proposto di individuare quante realtà produttive del nostro Paese applicassero azioni volontarie per il benessere dei propri collaboratori. Ciò che emerge è che circa il 53,4% delle nostre aziende con almeno tre dipendenti (1.033.737) ha adottato almeno una misura per il sostegno alla genitorialità e alla conciliazione vita-lavoro.
La Provincia di Viterbo e? l’ente capofila del progetto R.A.F.F.A.E.L.: Redesigning Activities in a Family FriendlywAy in VitErbo’s workplaces finanziato nell’ambito del Programma Europeo per l’Occupazione e l’Innovazione sociale (EASI) 2014-2020 con l’obiettivo di coinvolgere tutti gli attori locali (pubblici e privati, profit e no profit) nella promozione di modelli e strumenti di interventi volti a garantire la conciliazione vita/lavoro. Il progetto intende promuovere un modello innovativo di politiche territoriali di misure di welfare pubblico ed aziendale, per sviluppare una nuova cultura della flessibilita? organizzativa del lavoro, in settori determinanti come il turismo e l’industria.
Welfareland, azienda aderente a Gender Community Network, ha organizato il free webinar “Welfsitter introduzione al Corso di Baby Sitter 1° livello” che si terrà giovedì 7 Maggio 2020 dalle ore 16.00 alle ore 17.30. Il webinar è dedicato alla figura professionale della Baby sitter, che diventerà, in proiezione, fondamentale, per la Fase 2 di ripartenza. Per maggiori informazioni…