“We care” è la Strategia di innovazione sociale della Regione Piemonte volto a promuovere una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva sul territorio, in riferimento alla Strategia dell’Europa 2020. La sfida è quella di coniugare politiche sociali, politiche economiche e del lavoro, pensando alla coesione sociale come un elemento di crescita territoriale e di contrasto alle disuguaglianze sociali.
Tra le misure previste dalla Strategia anche l’attivazione di interventi di welfare aziendale per i quali è attualmente aperto il bando regionale rivolto a PMI e grandi imprese con sede legale in Piemonte.
Il Report propone un approfondimento sui percorsi di welfare aziendale nel nostro Paese, in seguito ai mutamenti che negli ultimi decenni hanno coinvolto il mondo del lavoro e dell’imprenditoria. Lo scenario entro il quale viene condotta la ricerca è dato dall’insufficienza del welfare pubblico di fronteggiare i nuovi rischi sociali e dall’introduzione di nuove politiche di welfare provenienti dal mondo delle imprese, ponendo attenzione sulla persona in termini di investimento sociale.
Il rapporto propone un approfondimento sui principali mutamenti normativi in materia di welfare aziendale, dimostrando come la detassazione e la decontribuzione della quota di salario fruito per beni e servizi apporta un vantaggio modesto per il lavoratore e maggiormente consistente per il datore di lavoro. L’indagine ha coinvolto 17 imprese del comparto produttivo modenese di diversi settori, ponendo in evidenza significative disuguaglianze sociali in materia di welfare aziendale, fra tipologie di lavoratori, qualifiche, dimensione aziendale e fra beni/servizi offerti. Si sottolinea dunque la necessità di allargare la definizione di welfare aziendale all’insieme dei diritti universali che dovrebbero essere garantiti dal sistema di politiche pubbliche.
La ricerca si propone di effettuare un’indagine specifica sui flussi della somministrazione di lavoro (ex lavoro interinale), in un’ottica di genere attraverso un’analisi dell’andamento occupazionale femminile e un monitoraggio delle prestazioni di welfare erogate alle lavoratrici e ai lavoratori in somministrazione dal sistema bilaterale. In genere si presume che il tempo parziale possa rappresentare un modo per conciliare professione e attività di cura; occorre, però, domandarsi se il part time costituisca una vera scelta o una scelta obbligata, ovvero se nasconda fenomeni di sotto occupazione.
Commissionato dal Dipartimento di politica per i diritti dei cittadini e degli affari costituzionali del Parlamento europeo per volere del Comitato FEMM tra luglio 2017 e luglio 2018, lo studio propone un aggiornamento sull’integrazione della dimensione di genere nelle commissioni e nelle delegazioni del Parlamento europeo, in seguito alla prima pubblicazione nell’anno 2014.
La ricerca dimostra come la proporzione di donne tra il Parlamento Europeo è rimasta stabile tra il 1952 ed il 2018, anche se risultano esserci più donne nei ruoli di decisione apicali.
La direttiva è relativa all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza. Essa abroga la direttiva 2010/18/UE del Consiglio e stabilisce prescrizioni minime volte a conseguire la parità tra uomini e donne per quanto riguarda le opportunità sul mercato del lavoro e il trattamento sul lavoro, agevolando la conciliazione tra lavoro e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza che lavorano. La direttiva si applica a tutti i lavoratori, uomini e donne, che hanno un contratto di lavoro o un rapporto di lavoro.
Il lavoro agile (o smart working) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli di orario, di spazio e di organizzazione del lavoro, stabilita attraverso un accordo tra il dipendente e il datore di lavoro. Tale modalità aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro, favorendo la crescita e la produttività aziendale. La afinalità è quella di valutare il dipendente in base alle performance ottenute attraverso le seguenti modalità: alternanza di lavoro dentro e fuori all’azienda; assenza di una postazione fissa; presenza di un accordo individuale; assenza di vincoli orari; utilizzo di strumenti tecnologici; utilizzo di forme di organizzazione per fasi, cicli ed obiettivi.
Il bonus asilo nido rappresenta un contributo che spetta ai figli nati dal 1° gennaio 2016 di massimo 1.000 euro, per il pagamento delle rette di asili nidi pubblici e privati. E’ previsto anche il pagamento di un bonus in favore dei bambini con meno di tre anni affetti da gravi patologie per servizi di assistenza domiciliare. Il bonus è stato introdotto all’interno dell’articolo 1, comma 355, della legge dell’11 dicembre 2016.
L’articolo 1, comma 488, legge 30 dicembre 2018, n. 145 ha elevato l’importo del buono annuale a 1.500 euro per gli anni 2019, 2020 e 2021.Il premio è corrisposto direttamente dall’INPS su domanda del genitore.
l Bonus Bebè è un assegno mensile erogato dall’Inps destinato alle famiglie con un ISEE non superiore ai 25.000 euro, per ogni figlio nato, adottato o in affido preadottivo tra il 1° gennaio ed il 31 dicembre 2018.
Il beneficio è stato istituito dall’articolo 1, commi 125-129, della legge di Stabilità 2015.
L’articolo 1, commi 248 e 249, della legge di bilancio del 2018 ha riconosciuto il beneficio anche per i nuclei familiari con un ISEE non superiore ai 25.000 euro, in favore dei nati e adottati nel 2018 fino al compimento del primo anno di età o del primo anno di ingresso a seguito dell’adozione.
Il Bonus Bebè è un assegno mensile erogato dall’Inps destinato alle famiglie con un ISEE non superiore ai 25.000 euro, per ogni figlio nato, adottato o in affido preadottivo tra il 1° gennaio ed il 31 dicembre 2018. Il beneficio è stato istituito dall’articolo 1, commi 125-129, della legge di Stabilità 2015. L’articolo 1, commi 248 e 249, della legge di bilancio del 2018 ha riconosciuto il beneficio anche per i nuclei familiari con un ISEE non superiore ai 25.000 euro, in favore dei nati e adottati nel 2018 fino al compimento del primo anno di età o del primo anno di ingresso a seguito dell’adozione.