“La riflessione sulle diversità – di genere, di abilità, di provenienza, di orientamento sessuale o religioso – è, in Italia, un fenomeno piuttosto recente. Qualsiasi organizzazione, oggi, deve necessariamente confrontarsi con il tema del diversity management e con le sfide che una prospettiva inclusiva comporta. Il ruolo di Diversity manager, soprattutto in aziende di grandi dimensioni, sta assumendo importanza cruciale, sia in termini strategici, sia rispetto alla costruzione di prassi manageriali che andrebbero consolidate ed estese anche a realtà più piccole che, di fatto, costituiscono il tessuto economico e imprenditoriale italiano.”
Management plurale. Diversità individuali e strategie organizzative di Maria Cristina Bombelli, 2010
Per anni il diversity management, la funzione aziendale che si occupa della conoscenza e della valorizzazione delle differenze delle persone all’interno delle organizzazioni, è stato un argomento da “addetti ai lavori”, ma oggi la situazione è cambiata. Nell’attuale mondo del lavoro, infatti, la diversità di genere, di cultura, di origine – è ormai riconosciuta come un valore, e va quindi gestita come un obiettivo concreto per il successo delle aziende. Tuttavia, molte imprese si dicono attente a questi temi solo a parole, con il rischio che il tutto si risolva solo in una moda o in facile retorica svincolata dalla realtà. In questo libro l’autrice, pioniera italiana del settore che ha seguito progetti di diversity management delle più significative aziende italiane e multinazionali, fa il punto sulla situazione attuale e sui dubbi che rimangono aperti, offrendo al lettore una serie di consigli per mettere in pratica la nuova cultura della pluralità e mettendo in guardia dai pericoli e dagli errori.
Il progetto, che vede coinvolti il Comune di Tradate, l’ente capofila dell’Ufficio di Piano, il Gruppo Cooperativo CGM e 14 cooperative del territorio, si propone di integrare i servizi di welfare comunali, privati ed anche quelli aziendali. Il servizio che ha preso il via nel corso del 2018, sin dal principio ha avuto l’obiettivo di innovare le modalità di fornitura dei servizi comunali, anche attraverso l’utilizzo di internet e delle nuove tecnologie, allo scopo di rispondere in maniera sempre più efficace alle esigenze della cittadinanza. Esso prevede la creazione e l’implementazione di un portale digitale che consente di accedere facilmente ai servizi, rivolto a persone che sono restie a rivolgersi ai servizi sociali del proprio Comune. Vi sono inoltre delle figure professionali che seguono il processo e che sostengono i cittadini nella scelta degli interventi più adeguati ai loro bisogni sociali.
L’amministrazione comunale del capoluogo emiliano romagnolo da alcuni anni ha intrapreso un percorso innovativo che mette al centro il benessere del lavoratore. Il dibattito in merito alla diffusione del welfare aziendale nel settore pubblico è cresciuto molto negli ultimi anni. Per alimentare la discussione, di seguito vi raccontiamo l’innovativa esperienza avviata dal Comune di Bologna in materia di benessere organizzativo e cura della persona. Quando si parla di welfare aziendale nella Pubblica Amministrazione occorre sempre ricordarsi che allo stato attuale i margini di manovra sono molti limitati. Questo non solo, come si potrebbe immaginare, per mancanza di risorse economiche da poter investire sul welfare e sul benessere dei dipendenti pubblici, ma anche e soprattutto per la necessità di dover rispettare specifiche e rigide limitazioni normative e contrattuali.
Sarà presentato a Roma, presso l’Auditorium dell’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (Inapp) in via Corso d’Italia n. 33 il “Gender Policy report 2018”, occasione per riflettere sul tema delle politiche di genere nel mercato del lavoro.
Sostegno al reddito, prestazioni sanitarie, cura dei figli e dei genitori: i servizi offerti ai lavoratori sono inConfindustria conferma: ormai la metà delle sue aziende eroga uno o più servizi ai propro dipendenti aumento e sempre più diversificati. Ma la metà degli accordi riguarda le imprese con meno di 50 dipendenti. E il rischio è che molti restino esclusi. . Secondo i dati del ministero del Lavoro aggiornati a novembre 2018, i contratti di questo tipo sono cresciuti del 61% rispetto all’anno precedente, ma quello dell’integrazione del welfare “classico” con il welfare aziendale e contrattuale rimane un tema da affrontare.
Il Diversity Management è un principio gestionale che nasce agli inizi degli anni novanta. Esso tiene conto della diversità tra le persone presenti un’organizzazione: i cambiamenti demografici nella forza lavoro, la diversificazione dei clienti e dei mercati, le nuove modalità di lavoro all’interno delle aziende rendono sempre più strategica per le imprese una corretta valorizzazione delle diversità culturali espresse dalle proprie persone – specie in questo periodo di crisi.
L’Indagine sulla sicurezza dei cittadini 2016 ha permesso di stimare il numero delle donne che, nel corso della loro vita e nei tre anni precedenti all’indagine, sono state vittime di un’altra forma specifica della violenza di genere: le molestie e i ricatti sessuali in ambito lavorativo. Vengono comprese le molestie sessuali con contatto fisico – colleghi, superiori o altre persone che sul posto di lavoro hanno tentato di toccarle, accarezzarle, baciarle contro la loro volontà – fino al tentativo di utilizzare il corpo della donna come merce di scambio, con la richiesta di prestazioni o rapporti sessuali o di una disponibilità sessuale in cambio della concessione di un posto di lavoro o di un avanzamento.
Andersen N.A., Pors J.G.,
2016 Il welfare delle potenzialità. Il management pubblico in transizione, Milano- Udine, Mimesis
Ascoli U., Ranci C.,
2003 Il welfare mix in Europa, Roma, Carocci
«La diversità e l’inclusione fanno parte della cultura aziendale di un gruppo multinazionale come il nostro e sono elementi cruciali nella costruzione di una strategia sostenibile, che è sempre più monitorata dagli investitori istituzionali. E nel capitale dell’Enel tali investitori continuano a crescere arrivando a detenere, a fine 2018, il 57,6% del capitale sociale. Per questo, nel 2018, il Cda ha prima approvato una politica sulla diversità e poi proposto all’assemblea una modifica statutaria volta a rendere permanente l’applicazione del principio di equilibrio tra i generi negli organi di amministrazione e controllo, che è stata approvata con la maggioranza plebiscitaria di circa il 99,95% del capitale».
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