L’Europa non transige: secondo un progetto di direttiva comunitaria votato ieri, le società Ue quotate in Borsa dovranno adottare procedure di assunzione trasparenti per far sì che, entro il 2020, almeno il 40% dei posti non esecutivi nei consigli di amministrazione siano coperti da donne, a fronte del 17,6% attuale considerato decisamente insufficiente.
A Milano é appena nato un corso di formazione che si intitola “MaaM – Maternity as a Master”. La maternità è infatti tuttora vissuta come un problema nelle aziende, soprattutto in quelle italiane, e per le donne che lavorano é effettivamente un ostacolo, con un prezzo alto da pagare in termini di indebolimento personale e professionale.
Il tempo delle donne è molto elastico. Ma c’è un tempo che ormai si è esaurito: quello delle attese inutili, a causa di promesse non mantenute. Eppure la scarsa valorizzazione delle donne italiane, del loro tempo, del loro talento, del loro lavoro, continua ad essere uno dei principali tappi che ostacolano il cambiamento economico, sociale e in parte anche politico del nostro Paese.
La ricerca svolta da Eurofoun in linea con la strategia europea Europa 2020, ha analizzato come e in che condizioni l’innovazione nell’organizzazione del lavoro porti risultati positivi sia per l’impresa che per i suoi lavoratori.
Qualche giorno fa la Commissione europea ha dato un raro voto positivo all’Italia, nel rendere noti i dati sulla presenza delle donne nelle posizioni di vertice. Il segno “più” è relativo alla quota femminile nei board delle società quotate in borsa – dove la presenza di donne è salita in due anni e mezzo di 8,4 punti percentuali, raggiungendo quota 12,9: molto al di sotto della parità, e anche della media Eu 28 (che è 16,6%), ma comunque in rapida ascesa rispetto al 2010.